Nell’arco degli ultimi 12-18 mesi, i mercati privati hanno attraversato una fase più complessa rispetto agli anni precedenti, principalmente a causa di fattori di natura temporanea. In seguito alla diminuzione del valore degli asset liquidi nel 2022, che aveva spinto verso un maggiore investimento in mercati e asset illiquidi, si è recentemente verificata una tendenza opposta.
L’aumento dei tassi d’interesse ha portato a un rinnovato interesse per le obbligazioni liquide. Tuttavia, lo stesso incremento ha anche causato una significativa riduzione del valore dei titoli già in portafoglio, da qui la necessità di incrementare gli investimenti nel segmento per mantenere il bilanciamento iniziale, e dunque per scongiurare un fenomeno noto come ‘effetto denominatore’. Oltre a non giocare a loro favore, ha comportato un allungamento dei cicli di raccolta fondi nei mercati privati, con il lancio delle raccolte per i nuovi fondi che spesso avviene solo una volta avvenuta la chiusura definitiva del precedente.
Quali le prospettive per il 2024? Si prevede un contesto decisamente più favorevole. Tale prospettiva è in parte attribuibile alla riduzione dell’effetto denominatore, con un ritorno degli investimenti negli alternativi.
Nel 2023 si è registrato un netto calo sia nel volume sia nel numero delle transazioni rispetto all’anno precedente. La principale causa di questo declino è la riduzione delle transazioni primarie, influenzata in parte dal rallentamento delle attività di fusione e acquisizione. I gestori patrimoniali che già dispongono di ampi portafogli traggono vantaggio da questa situazione, poiché possono sfruttare i loro portafogli esistenti per rifinanziamenti o per espandere o incrementare le transazioni in corso tramite acquisizioni addizionali. Questi portafogli esistenti spesso testimoniano anche l’esistenza di una rete ben sviluppata, cruciale per l’ottimale impiego del capitale degli investitori.
Il rischio di insolvenza, come prevenirlo? È essenziale una scrupolosa selezione dei mutuatari, unita a un adeguato ammontare di finanziamento, una vasta gamma di garanzie, e covenant finanziari ben definiti. Nelle operazioni di leveraged buy-out, ad esempio, sta crescendo l’importanza di un’adeguata leva finanziaria.
Nel segmento del Corporate Direct Lending, ci si attende che gli spread di credito rimangano stabili o subiscano un lieve aumento. In generale, gli investitori dovrebbero dunque beneficiare di un contesto che offre rendimenti più alti.
Come posizionarsi dunque? L’asset allocation dipende in gran parte dalla propensione al rischio dell’investitore e dagli obiettivi specifici del Private Debt. Si può osservare il Private Debt come uno strumento per la conservazione del capitale che può generare rendimenti sia affidabili sia interessanti.
A questo scopo, è importante concentrarsi su settori non ciclici con margini Ebitda stabili, un solido profilo di cash flow e un modello di business altrettanto sostenibile. Settori come la sanità, la tecnologia, il software e i beni di consumo non discrezionali, caratterizzati spesso da una quota significativa di ricavi ricorrenti, in questa fase di mercato sono particolarmente interessanti.
Concentrandosi in termini geografici sull’Europa, il maggior potenziale può essere rintracciato entro le economie forti e stabili, con particolare riferimento ai Paesi centrali, dunque Austria, Svizzera e Germania, oltre che risalendo il continente anche nei Paesi nordici.
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